Gli agrumi sono noti per essere ricchi di vitamina C, che è essenziale per diverse funzioni del corpo umano. La vitamina C, o acido ascorbico, è un potente antiossidante che aiuta a proteggere le cellule dai danni causati dai radicali liberi. Arance, mandarini, pompelmi, limoni e lime sono alcune delle migliori fonti di vitamina C. Diamo una mano al nostro sistema immunitario mangiando frutta di stagione e questa è proprio la stagione degli agrumi; essi ci aiutano anche a restare giovani, visto che, come su accennato, contengono antiossidanti: flavonoidi e carotenoidi, che contribuiscono alla protezione delle cellule.
La quantità giornaliera raccomandata di vitamina C varia a seconda dell’età, del sesso e di altri fattori. In genere, si consiglia di consumare una varietà di frutta e verdura, compresi gli agrumi, per garantire un apporto sufficiente di vitamina C. La buona notizia è che quando gli agrumi non saranno più disponibili poiché saranno fuori stagione, la vitamina C possiamo trovarla in molte altre fonti tra cui ad esempio fragole, kiwi, peperoni, broccoli ma ricordiamoci sempre che è meglio consumare questi cibi quando è il loro giusto tempo di produzione, evitando con attenzione i prodotti coltivati in serra.
Forse non tutti sanno che gli agrumi non sono originari del Sud Europa, in particolare di Sicilia, Spagna e Portogallo. Essi storicamente provengono dalla regione sud-est dell’Asia e sono stati introdotti in Europa attraverso diverse rotte commerciali nel corso degli ultimi mille anni. I navigatori portoghesi e spagnoli portarono con sé semi di agrumi, innesti e piante durante i loro viaggi, contribuendo così a diffondere la coltivazione degli agrumi in diverse regioni dell’Europa mediterranea. Oggi, gli agrumi sono coltivati in diverse parti dell’Europa meridionale, come Spagna, Italia e Grecia, dove il clima mediterraneo offre le condizioni ideali per la loro crescita.
In particolare in Sicilia la coltivazione di arance, limoni e mandarini fu introdotta dagli Arabi durante il loro dominio dell’isola tra l’IX e l’XI secolo. Fu proprio in quel periodo che lo sviluppo dell’agricoltura siciliana portò la regione dall’essere “granaio d’Italia” al diventare pian piano un immenso, colorato e profumato giardino. L’agricoltura siciliana infatti sotto il dominio arabo conobbe un periodo di grande prosperità e sviluppo grazie alla loro conoscenza avanzata nel campo agricolo, all’introduzione di nuove pratiche colturali, a tecniche di irrigazione avanzate e a una gestione più efficiente delle risorse idriche.
L’eredità della sensibilità degli Arabi nel costruire magnifici palazzi circondati da rigogliosi giardini comprendenti anche corsi d’acqua artificiali, si può riscontrare ancora oggi sul territorio, sia nelle zone vocate alla coltivazione non soltanto di agrumeti ma anche di alberi da frutto, pistacchi, oliveti e vigneti, sia nelle vestigia arabe di cui Palermo oggi presenta ancora alcune presenze architettoniche di grande rilievo storico, come le residenze arabo-normanne, la cattedrale e altre chiese, che insieme al duomo di Monreale e a quello di Cefalù, sono state inserite nella lista dei patrimoni dell’umanità dall’UNESCO il 3 luglio del 2015 nel sito seriale “Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale“.
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