L’evoluzione della specie Homo Sapiens passa attraverso intuizioni, esperimenti, riflessioni e studi perseguiti con tenacia, coraggio, creatività fin da tempi tanto remoti da perdersi a ritroso nei millenni. Certamente dobbiamo a una figura di assoluto rilievo la nascita del metodo scientifico basato su esperimenti grazie al quale la scienza abbandonava, per la prima volta, la fino ad allora predominante posizione metafisica, per acquisire una nuova prospettiva, realistica ed empiristica, volta a privilegiare una descrizione razionale e oggettiva della realtà fenomenica, dimostrabile in infiniti luoghi e con gli stessi risultati. Stiamo parlando di Galileo Galilei, del quale quest’anno, il prossimo 15 Febbraio, ricorre il 460° anniversario dalla nascita.
Durante i circa quattro secoli e mezzo che ci separano dai suoi primi esperimenti e dalle sue prime osservazioni astronomiche, molte menti vivaci e creative hanno contribuito alla trasformazione, al miglioramento… e purtroppo, nei casi di cattiva gestione del progresso scientifico e tecnologico anche al peggioramento, della qualità della vita degli Homo Sapiens.
L’attenzione è stata posta anche sull’arte dei suoni, la Musica, questa magnifica, emozionante, coinvolgente espressione artistica che è stata oggetto di studio e riflessioni, nel mondo Occidentale, fin dalla Grecia classica, dove Pitagora circa duemilacinquecento anni fa indicò come sostanza primigenia (archè) l’armonia, determinata dal rapporto tra i numeri e le note musicali, da cui deriva l’invenzione della scala musicale che ancora oggi noi utilizziamo: quella sequenza di toni e semitoni che produce suoni di diverse altezze che combinati fra loro in infiniti modi generano infiniti accordi e melodie. E proprio in quel periodo si associarono per la prima volta i colori ai suoni, costruendo una scala di sette colori in analogia con le sette note musicali e i sette pianeti allora conosciuti.
Circa duemilatrecento anni dopo, precisamente nel 1877, dall’altra parte del mondo, negli U.S.A., Bainbridge Bishop brevettò un Color Organ, da egli stesso realizzato in tre esemplari, andati purtroppo distrutti in un incendio; tuttavia è arrivata a noi una precisa descrizione scritta dallo stesso Bishop.
Perchè questo pittore di metà Ottocento si sforzò di costruire uno strumento musicale così particolare e complesso?
Perchè il suo intento era quello di far vedere la musica a chi non poteva ascoltarla, poichè ipoudente o addirittuna non udente. Ad ogni tasto, quindi ad ogni altezza di suono, egli associò un colore e suonando l’organo automaticamente si producevano serie di colori visibili su uno specchio facente parte della costruzione dell’organo stesso. Geniale vero? 🙂
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